sabato 10 aprile 2010

Economia domestica

Dopo più di un mese, 4 chili in meno e tanta voglia di dolci e alcool in più, rieccomi qui.
A condividere, con i pochissimi che ormai continuano a seguirmi, una riflessione fresca fresca.
Quante volte capita, credo a chiunque, di accorgersi la mattina, proprio quando si vuole fare colazione, che il latte è finito? Che nel cartone da litro è rimasta l'ultima goccia che forse non riesce nemmeno a macchiare il caffè?
A chi non è successo di star cenando, avere sete, alzarsi per andare a prendere l'acqua nello stanzino (o sgabuzzino che dir si voglia) e scoprire che l'acqua è finita?
Quante volte ci accorgiamo di aver finito le uova proprio quando, affamati e stanchi, stiamo per prepararci la frittata di cipolle, meritato premio dopo una giornata di lavoro? O magari di non avere cipolle "Che pure ero sicuro fossero lì, ma proprio lì vicino all'aglio...". E magari non avere neppure l'aglio per du' spaghi aio oio e peperoncino?
Insomma, a me è capitato più di una volta, e alzi la mano chi non si è mai imbattuto in questa falla della gestione scorte casalinghe.
Ma, perché c'è sempre un ma, una cosa non mi è mai capitata. E qui cerco un confronto con tutti (???) voi.
La carta igienica!
Non mi è mai successo, da che io ricordi, di scoprire, questa volta con terrore, di aver finito la carta igienica proprio quando mi serve.
Il peggio che accade, in tema di carta e di igiene, è che, dopo corsa in bagno a gambe rigide per trattenere gli strizzoni, slacciata la cintura, calati pantaloni e slip, finalmente seduto, ti giri verso sinistra (perché da me il porta rotolo è sulla sinistra) e... un tubo grigio di cartone sembra guardarti sorridendo o, peggio, sembra prenderti per il culo (a proposito di...).
Quello che ne segue non starò certo qui a descriverlo, perché sono immagini forti e non adatte a tutti, ma se vi è capitato, beh, allora sapete di cosa sto parlando.
C'è il fatalista che si lascia andare.
C'è il Mac Gyver (o Mecgaiver) che "durante" si ingegna e una soluzione la trova sempre.
Infine c'è lo stoico, che decide di immolarsi e soffrire ancora un po' e allora si rialza e va nello stanzino di prima (quello dell'acqua per intenderci), afferra un rotolo come fosse un salvagente in mezzo al mare dopo ore di naufragio, e poi via, gambe sempre più irrigidite e strizzoni ormai ai limiti della sopravvivenza.
Io spesso faccio lo stoico.
E non oso pensare a cosa potrà mai accadere la volta che aperta la porta dello sgabuzzino, ad aspettarmi troverò solamente una confezione vuota di plastica trasparente con su scritto COOP!

Ti auguro di essere bruttina

Figlia mia, Nella vita io ti auguro di essere bruttina.  Non dico proprio brutta, ma quel tanto che basta per piacere a qualcuno che sp...