lunedì 21 febbraio 2011

Di libertà e testamento biologico

Mi viene un dubbio...
Ma un dubbio brutto!
Ma proprio brutto...
E se certe leggi e decisioni "politiche" venissero proposte ad arte per tener buona una parte di elettorato o, più in generale, una casta importante come di fatto è la chiesa?
E se certe idee venissero propugnate per ricevere il plauso dei cattolici e della santa sede, a dispetto di altri comportamenti noti che alla stessa santa sede tanto a genio non possono e non devono andare?
Che domande eh?
Eppure in questi giorni alla camera (ah, per chiarezza, non metto le maiuscole per scelta e decisione, perché non ritengo se le meritino, né la chiesa, né la santa sede, né la camera) si dibatte sul testamento biologico e si sta proponendo una legge che leggerò ma che non mi aspetto sia in linea con quelle che sono le mie idee di libertà e libero arbitrio personale...
Dico solo che se le domande di prima avessero una risposta affermativa, beh... allora la cosa sarebbe eticamente preoccupante.
Sarebbe preoccupante che un governo (minuscolo) si muovesse e facesse "politica" sull'onda degli scandali nei quali il suo capo è coinvolto. Ma sarebbe eticamente ancora più preoccupante che la chiesa vendesse la propria morale al miglior offerente. E che quindi ingoiasse il boccone amaro della lussuria (peccato mortale peraltro) in cambio di una legge che vieti l'eutanasia.
Che poi, miei cari credenti, perché mai vi soddisferebbe questa legge? Perché volete nero su bianco quello che scritto non deve e non può essere in quanto oggetto di profonda e sofferta e triste e dolorosa riflessione personale?
Buon lunedì a tutti.

venerdì 18 febbraio 2011

E cento!

E siamo arrivati al centesimo post!
Cento post in oltre due anni e mezzo!
E' iniziato tutto a giugno di oltre due anni fa, nel 2008... Mamma mia quanto tempo è passato!
Vi ricordate come è iniziato tutto?
Subito un'invettiva al vetriolo contro il palazzo e il potere! Benvenuti
Giugno 2008 fu poi un mese prolifico, vuoi la novità, vuoi l'ispirazione, vuoi gli spunti vari che il mondo offre...
L'estate 2008 passò abbastanza tranquilla, qualche riflessione, Lost che mi appassiona, qualche divagazione politica e...
A fine estate il ritorno del Principe Milito! El Principe

Qualcuno mi comincia a leggere e il mio egocentrismo si soddisfa e si gonfia!
Ringrazio la Vero, mia amica "virtuale" e collaboratrice del Vernacoliere, mensile satirico che leggo da anni! Ah... e compagna occasionale di pallanuoto... (Vero, scusa per il "compagna occasionale"... Di questi tempi può essere frainteso...)
Qui trovate la Vero: Verosimile

Nel settembre 2008 creo il mio primo dolce (Il Margarita finale), scopro di essere letto da un insospettabile collega! Tano, mi leggi ancora? Chissà?
Questo dolce mi darà soddisfazioni immense e inaspettate. Mi farà conoscere persone stupende con le quali ancora oggi sono in contatto. Ma ne parliamo tra poco.
Concludiamo il 2008 con una prova teatrale! Capitan Squarciafico

E torniamo alla cucina!
Il 2009 si apre con una notizia imprevedibile, imprevista e fantastica.
Vinco un concorso culinario indetto dal Cuoco Nero Maurizio Santin!
Ho Vinto!
Apprendo la notizia con un messaggio di Maurizio su Facebook. Diceva "Complimenti, hai vinto!". Balzo in piedi saltando e urlacchio in ufficio come uno scemo...
Mi aspettano cinque giorni nella cucina di un ristorante! Questa breve notorietà (per tutto il giorno io sono "il vincitore del concorso") mi fa "conoscere" nuove persone (ciao Nik e K), mi fa leggere commenti sarcastici sul mio dolce (I cocktails in dolce si fanno da anni!!!) e mi fa davvero credere di saper "cucinare"... Pensate un po'!

Il 2009 va avanti, nell'attesa di andare a Roma al ristorante Il Cuoco Nero di Maurizio Santin, e mi esce un bel post: Le Bombe delle sei

Poi mi butto, maledetto (o benedetto) egocentrismo, a riproporre racconti scritti in gioventù. Carenza di argomenti o becera marchetta? Entrambe forse!
Ma qui scopro che a leggermi c'è anche il Frixi... Che non conosco personalmente ma con il quale condividiamo un passato al Lanfranconi, la passione per il Genoa e l'immaginazione per credere agli extra terrestri! Frixi, tu di sicuro non mi starai più seguendo, ma mi fece piacere all'epoca "conoscerti"!
A marzo del 2009 vado a Roma: Cinque giorni. Grazie ancora a tutti voi della brigata del Cuoco Nero!

A maggio 2009 pubblico questo post e il mio blog ha centinaia di contatti in un giorno! Incredibili davvero le dinamiche della rete!!!

Il 09/09/09 scrivo un post che avevo dimenticato, ma che avendolo appena ora riletto mi piace riproporre: Testamento

Il 2009 è stato un anno prolifico per il Blog. Segnalo ancora questo post che mandai anche alla posta del Vernacoliere, ma che non piacque, direi, e non fu pubblicato.

Arriva il 2010 che si apre con una cena a base di testicoli: Mockba
Iniziano poi "I racconti sul treno". Qualche esempio che a qualcuno di voi è piaciuto.
Nel 2010 posto alcune ricette! Mi piacerebbe che qualcuno le provasse e mi facesse sapere, ma siamo molto lontani ancora dall'essere un blog culinario seguito per la cucina!
Chiudo l'anno con un post geniale (col senno di poi) perché mi procura alcune soddisfazioni materiali: Letterina a Babbo Natale

E siamo ad oggi!
I post sono rari, a distanza di settimane se non, a volte, di mesi... Ma so che c'è qualcuno che ogni tanto li aspetta ed è questo che mi invoglia a scrivere e a farlo con una certa regolarità.
Vi segnalo il mio ultimo post che, come si dice sempre, è tra tutti forse quello che più amo: Tempi bui.
E vi saluto con alcune righe che scrissi qualcosa come vent'anni fa.

Altri cento di questi post Paolino!

"Scrivere è bellissimo. Saperlo fare bene è tutto un altro paio di maniche, fatto sta che scrivere, inventare storie, far nascere (e morire…) personaggi, creare e a volte rivivere determinate situazioni, è un’esperienza magnifica.
Ogni tanto rileggo le cose che ho scritto (almeno io!) e tutte le volte scopro qualcosa di cui avevo perso la memoria che parla di me, qualche frammento della mia vita che rivive in un racconto. Questo fa paura; fa paura riconoscermi in tutto quello che scrivo, vedermi in ogni personaggio e fa ancora più paura pensare di essere riconosciuto dagli altri. Pensate di girare per strada, magari una domenica pomeriggio nella via più frequentata della città, completamente nudi. Ecco, quando leggo i miei racconti è così che mi vedo: nudo che vago per strada…
L’unica difesa che ho (parole grosse, lo so!) è comunque molto valida, perché in fondo solo io so di potermi riconoscere completamente in mezzo a questo mare (per ora lago…) di parole, e allora la strada in cui mi trovo a camminare non è poi così affollata, e le persone che vi incontro, quando e se accade, sono nude e indifese esattamente come me.
Quindi io scrivo, perché mi piace farlo e perché mi fa sentire forte, a volte addirittura onnipotente. Perché inventare delle storie, creare dei personaggi e poi ripensare a tutto questo, accorgersi che dopo averla scritta una cosa diventa reale, che nel momento in cui una storia è scritta e leggibile, diventa parte di te, diventa un passato reale, beh… tutto questo è meraviglioso.
George Hedgehogs diventa reale solo nel momento in cui viene messo nero su bianco. La sua scelta da quel momento in poi è qualcosa che per me è successo; accade che ci ripensi e accade (questa è la Magia) che io mi chieda: “Io cosa avrei fatto?”.
Da oggi allora il tempo si può fermare davvero; non è soltanto un sogno adolescenziale, ma è qualcosa che può succedere. È qualcosa che qualcuno, se serra i pugni e chiude gli occhi, riesce a fare.

Poi c’è tutto il resto: la fantasia, l’immaginario, posti meravigliosi e personali dove qualunque cosa esiste e non aspetta altro che essere portata nel mondo reale. Con una penna, più spesso con la tastiera del mio computer, è possibile fare vedere agli altri che i vampiri, gli extraterrestri o anche i mostri che ci aspettano dopo la seconda rampa di scale, dietro al muro che fa angolo nel pianerottolo quando la luce non funziona, esistono davvero…"

venerdì 11 febbraio 2011

Tempi bui

Il clima è teso, si respira un'aria pesante.
Preoccupanti nuvole grigie hanno superato da un po' la linea dell'orizzonte e portano con sé presagi di tempesta.
La tensione è fisica e si taglia col machete. Nasce dall'interno, cresce dal basso e spinge dall'esterno.
Sembriamo attendere le prime gocce di pioggia che poi si trasformino in burrasca, non sapendo con sicurezza come ci ritroveremo quando e se il cielo tornerà azzurro.
I nostri figli ci mettono alla prova, ci studiano e cercano di prenderci le misure.
La passione di un tempo vive sopita, tiepida come la brace sotto la cenere. A volte un soffio di rivolta smuove la polvere e per strada, nelle piazze, nei treni si rivede la voglia di un tempo lontano ma mai passato veramente.
Imbrigliati in una realtà che un po' abbiamo voluto e un po' ci siamo trovati addosso, andiamo avanti, turandoci il naso quando serve, svolgendo i nostri compiti al meglio delle nostre possibilità e circostanze ma soprattutto cercando di seguire dei principi che ad arte a volte calibriamo in corsa.
Si prova odio e amore e rabbia e felicità e tristezza e serenità e ansia e insicurezza e inadeguatezza e forza e voglia di tutto e voglia di niente e rassegnazione e voglia di sognare.
Viviamo nei sogni come fossero la realtà perché la realtà a volte non la capiamo o perché non ci piace o, peggio, perché ci fa paura.
Viviamo un futuro incerto, forse viviamo l'assenza di futuro.
Ci disgustiamo per quello che vediamo in giro, per la realtà che ci circonda, per l'ignoranza che ci rappresenta. Ci mancano i punti di riferimento e cerchiamo spasmodici di inventarne di nuovi.
Predichiamo il buon senso senza crederci troppo, diciamo sottovoce che la violenza a volte è inevitabile ma la paura di urlarlo ci frena e ci sopprime e ci sconfigge.
Parliamo bene, usiamo i congiuntivi e ci facciamo ridere dietro da donnaioli impenitenti e farabutti da quattro soldi.
Non capiamo come tutto ciò sia possibile ma, stanchi e svogliati e anestetizzati, ci giriamo dall'altra parte, ci beviamo un negroni, ci mangiamo una pizza, ci laviamo le mani, andiamo a letto la sera e ci svegliamo la mattina come se niente fosse.
In fede, Paolino.

sabato 5 febbraio 2011

Vinile


Ai miei tempi la musica si ascoltava con le musicassette o con i dischi in vinile. Avere lo stereo con il piatto era un must ed era un rito andarlo a scegliere sapendo che si stava per fare l'acquisto (o meglio, si stava per ricevere il regalo) della vita. Insomma, il piatto era un oggetto prezioso. La puntina era sacra. La spazzola di velluto o quella morbidissima con i fili sottilissimi e setati era un cimelio da utilizzare con delicatezza e timor sacro prima dell'ascolto di ogni disco. Quando si faceva scendere la puntina sul disco che girava si usava una delicatezza che avremmo, più grandi, usato (o tentato di usare) per altre arti.
Si comprava il disco e con un coltello affilato si incideva la pellicola di nylon. Non la si strappava. Mai! La si lasciava a proteggere la copertina. Ancora oggi in casa dei miei (non ho più un piatto in casa!) ci sono i miei dischi con ancora la pellicola a "vestirli".
In genere il disco si travasava su cassetta per usarlo il meno possibile. Ascoltavi il disco poche volte, solo quando ti sentivi di meritarlo. Quando volevi godertelo davvero!
Non c'era internet allora e si aspettava con ansia l'uscita dell'ultimo LP dei nostri cantanti per andarlo a comprare e poterne ascoltare le nuove creazioni. Non c'era modo di farsene un'idea prima. Usciva il disco, lo andavi a comprare e sentivi se ti piaceva o meno. E i dischi, vi giuro, per noi ragazzi di 13/14 anni, comunque costavano.
Ho scoperto di amare Vasco Rossi intorno ai 13, 14 anni appunto.
A quel punto bisognava comprare tutti i suoi album e si cominciò ovviamente con "Ma cosa vuoi che sia una canzone..." il suo primo album. Si dibatté su quale copertina... Io comprai quello che vedete sopra perché in qualche modo venni a sapere che era l'edizione originale.
Ricordo ancora la sensazione tornando a casa con il disco sotto il braccio. La voglia di "aprirlo" e di ascoltare quello che Vasco aveva da dire. C'era "E poi mi parli di una vita insieme" il cui ascolto rubacchiai dalle cuffiette del walkman (altro pezzo d'antiquariato) di una mia amica l'estate precedente... Estate in cui la vascomania stava germogliando.
Poi divenne un'abitudine mensile... Ogni mese l'acquisto di un album, fino a mettersi al pari.
E così fu non solo per Vasco, ma anche per Venditti e per gli Eagles. Di Venditti mi buttai più sulle musicassette, erano troppi gli album arretrati e ricordo ancora adesso il negoziante di Sonorama a Pegli che mi chiese se ero sicuro di voler proprio quella musicassetta. Stavo cercando, se non ricordo male "L'orso bruno" e direi che il negoziante non fosse proprio un estimatore dell'Antonello dal cappello di paglia bianco! Accidenti, come un flash mi è tornato alla mente il cappello di paglia bianco che portavo io (a scimmiottare Venditti) d'estate per andare al mare...

Oggi c'è internet, c'è il mulo, ci sono mille occasioni per ascoltare musica, addirittura nei negozi di musica ti metti il CD e lo ascolti e se ti va, magari lo compri, oppure arrivi a casa e lo scarichi. Si spendono molti meno soldi per la musica, ma stamattina, ascoltando una canzone alla radio, per un attimo mi è tornata alla mente la sensazione di aprire delicatamente la copertina di un nuovo disco, e mi è mancato il non poterlo più fare.

Buona malinconia a tutti.

martedì 1 febbraio 2011

Le magnifiche quattro (più una)

Il treno è un mondo in miniatura. Avete presente la mini Italia in Toscana? Dai, si faceva come gita alle medie... Beh, il treno è una mini Italia non tanto per i monumenti, quanto per le persone che vi si incontrano.
Osservarle è un'esperienza unica... Loro parlano, si muovono, leggono, ascoltano musica, guardano, ammiccano, sorridono, si corteggiano, si amano, si odiano... Io osservo e studio.
Oggi a Sestri sono salite le magnifiche quattro. Le descriverei così: c'è la giovane vecchia, c'è la vecchia e basta, c'è quella che da ragazza doveva essere bella e si vede che se ne rende conto, e poi c'è la palletta. Avete presente quel tipo di fisico basso e rotondo? Ganascette pienotte? Ecco, questo è il tipo.
Loro arrivano dalla fine del vagone, e dalla testa arriva e si unisce alla banda la quinta signora. Stona come tipo, bassetta, mingherlina, insomma è chiaro che con le altre quattro non c'entri nulla. Sono tutte sposate ed esibiscono con involontaria ostentazione la fede al dito. Sembra incredibile, ma tutte hanno trovato un compagno di vita. Quanto darei per vederli, questi uomini...
Appena salite inizia il rito del "bunga bunga" del treno e cioe' il "siedi tu, siedi tu". Il gioco è facile: ci sono meno posti a sedere di quante persone in piedi. La squadra circonda i posti liberi e segrega la zona e poi via: "siedi tu!" "No siedi tu!" No, sì, no, sì... Perde o vince chi per primo dice "vabbè dai mi siedo io". In genere chi si siede è tenuto moralmente a giustificarsi. A volte basta un semplice: "guarda, è un periodo che sono di uno stanco...". A volte si accenna al mal di gambe. In generale una qualsiasi altra frasetta breve a piacere che "smorzi" l'imbarazzo del sedersi.
Oggi la giovane vecchia ha pagato il prezzo della comodità con una pena singolare. Lei seduta insieme alla vecchia vecchia (è stata rispettata l'anzianità diciamo) è stata omaggiata delle borse delle altre tre!
Io non ho mai capito perché le donne non usino mai le rastrelliere poggia abiti dei treni ma si tengano sempre tutto sulle gambe: giacca, borsa, sacchetti, qualsiasi cosa.
La cosa buffa è stato come la quinta signora le ha sbolognato la sua di borsa. Per le altre due è stato tutto naturale, niente parole, niente domande, forse nemmeno un gesto d'intesa. L'una si siede e le altre le danno le borse.
Ma la terza... Forse perché non è realmente integrata nel gruppo, forse perché la borsa pesa davvero, fatto sta che non è naturale dargliela. E allora sfodera la scusa del "me la tieni un attimo..." mentre si toglie la giacca.
La giovane vecchia a quel punto deve, perché l'educazione dei complimenti lo impone, accennare al fatto che non è un disturbo e che la tiene volentieri. La quinta signora non se lo fa ripetere due volte. Quasi le è dovuto e lascia la borsa in braccio alla giovane vecchia.
Fantastico ad un certo punto, quando la quinta signora ha bisogno di qualcosa nella borsa. Lei fa il gesto di prendere la borsa, la giovane vecchia risponde reattiva "No no lascia" e lei: "Sì sì figurati... Volevo solo prendere una cosa!" "Ahh, ok" dice la giovane vecchia...
Tra Sampierdarena e Principe si sono liberati abbastanza posti per farle sedere tutte... le borse hanno quindi raggiunto le gambe delle rispettive padrone.
Buon viaggio a tutti.

Ti auguro di essere bruttina

Figlia mia, Nella vita io ti auguro di essere bruttina.  Non dico proprio brutta, ma quel tanto che basta per piacere a qualcuno che sp...