giovedì 26 febbraio 2009

Un po' dei miei incubi

Scrivere è bellissimo.

Saperlo fare bene è tutto un altro paio di maniche; fatto sta che scrivere, inventare storie, far nascere (e morire…) personaggi, creare e a volte rivivere determinate situazioni, è un’esperienza magnifica.
Ogni tanto rileggo le cose che ho scritto (almeno io!) e tutte le volte scopro qualcosa di cui avevo perso la memoria che parla di me, qualche frammento della mia vita che rivive in un racconto. Questo fa paura; fa paura riconoscermi in tutto quello che scrivo, vedermi in ogni personaggio e fa ancora più paura pensare di essere riconosciuto dagli altri. Pensate di girare per strada, magari una domenica pomeriggio nella via più frequentata della città, completamente nudi. Ecco, quando leggo i miei racconti è così che mi vedo: nudo che vago per strada…
L’unica difesa che ho (parole grosse, lo so!) è comunque molto valida, perché in fondo solo io so di potermi riconoscere completamente in mezzo a questo mare (per ora lago…) di parole, e allora la strada in cui mi trovo a camminare non è poi così affollata, e le persone che vi incontro, quando e se accade, sono nude e indifese esattamente come me.
Quindi io scrivo, perché mi piace farlo e perché mi fa sentire forte, a volte addirittura onnipotente. Perché inventare delle storie, creare dei personaggi e poi ripensare a tutto questo, accorgersi che dopo averla scritta una cosa diventa reale, che nel momento in cui una storia è scritta e leggibile, diventa parte di te, diventa un passato reale, beh… tutto questo è meraviglioso.
George Hedgehogs diventa reale solo nel momento in cui viene messo nero su bianco. La sua scelta da quel momento in poi è qualcosa che per me è successo; accade che ci ripensi e accade (questa è la Magia) che io mi chieda: “Io cosa avrei fatto?”.
Da oggi allora il tempo si può fermare davvero; non è soltanto un sogno adolescenziale, ma è qualcosa che può succedere. È qualcosa che qualcuno, se serra i pugni e chiude gli occhi, riesce a fare.
Poi c’è tutto il resto: la fantasia, l’immaginario, posti meravigliosi e personali dove qualunque cosa esiste e non aspetta altro che essere portata nel mondo reale. Con una penna, più spesso con la tastiera del mio computer, è possibile fare vedere agli altri che i vampiri, gli extraterrestri o anche i mostri che ci aspettano dopo la seconda rampa di scale, dietro al muro che fa angolo nel pianerottolo quando la luce non funziona, esistono davvero…



Scrivevo queste parole molti anni fa... Secoli!

La passione per la scrittura mi è rimasta (questo blog ne è una scadente dimostrazione) ma il tempo, la voglia e la capacità scarseggiano.


Nei prossimi giorni vi racconterò storie vecchie che magari non avete ancora sentito e se vorrete leggerle ne sarò lieto ed onorato...
Chissà che la scintilla non si riaccenda!

3 commenti:

Lapo ha detto...

Non sono riuscito ad arrivare alla fine di questo blog. Mi sono bloccato ad immaginare te "girare per strada, magari una domenica pomeriggio nella via più frequentata della città, completamente nudi". Sarò superficiale, ma conservo ancora il gusto per le cose belle.
Mi viene incontro anche la tecnologia che mi sta avvisando che la batteria del portatile mi stanno lasciando.
Chissà, magari domani, lasciandomi tutto alle spalle riuscirò a riprendere la lettura....

Anonimo ha detto...

eri un ottimo kinghiano ma, ribadisco per l'ennesima volta, rovinasti tutto col "buffo capannello". con quell'infelice immagine ti sei chiuso da solo in faccia e per sempre le dorate porte della Letteratura.

Paolino ha detto...

Dovro' scrivere un racconto dal titolo Un buffo capannello!

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